di Giovanni Testori
un progetto di Flavio Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazzini e Sebastian Luque Herrera
drammaturgia Jonathan Lazzini
interpreti Flavio Capuzzo Dolcetta e Sebastian Luque Herrera
regia Flavio Capuzzo Dolcetta
spazio scenico e luci Flavio Capuzzo Dolcetta
Giovanni Testori scrive Verbò (Verlaine-Rimbaud) Auto sacramental nel 1985 come ultimo atto della Branciatrilogia Prima, il lavoro va in scena al Piccolo Teatro di Milano nell’estate del 1989 e per poche altre repliche nel resto del paese. Il testo immagina un ultimo, disperatissimo incontro tra i due poeti maledetti, Verlaine e Rimbaud, in quello che Testori chiama “orlo”; un limbo, un luogo ultimo, in fondo: il teatro.
Dal 1985 al 1989 Testori riscrive, corregge, smembra furiosamente il testo; alcune tracce sui dattiloscritti ci suggeriscono che vi torni addirittura successivamente al debutto dell’89.
Ancora una volta il gesto creativo di Testori si traduce in un disperato bisogno di “ritorno”, in particolare ci sembra che Verbò sia forse il vero addio spirituale di Testori. Ci commuove pensare che l’autore novatese decida di congedarsi tornando ai suoi maestri, scostandosi dalla lingua che lo ha reso così unico, in nome di un definitivo funerale alla parola che unisce e allontana, quella parola “dalle chiusure obbligate”, così dolorosamente necessaria ma destinata a perire sotto i colpi della rivoltella.
Testori decide infatti di evocare il celebre revolver con cui Verlaine ferì Rimbaud ma rivolgerlo contro quelle parole che hanno tessuto un filo eterno tra i due poeti, un filo ormai indistricabile eppure insopportabilmente fragile e delicato. Solo Testori poteva concepire un gesto così concreto e zoppo rendendolo possibile, vivo, credibile e poetico sulla sua scena teatrale.
Ma come siamo arrivati proprio a questo testo? Verso la conclusione della nostra intensa esperienza nel progetto BAT Bottega Amletica Testoriana curato da Antonio Latella, in particolare al termine di un’improvvisazione sull’Ambleto avvenuta tra me e Sebastian Luque Herrera, mi chiesi come sarebbe stato portare quell’affinità, nata in quel momento, nel rapporto tra Verlaine e Rimbaud che l’autore novatese immagina in Verbò. Ne parlai dunque con Jonathan Lazzini, assistente e drammaturgo di BAT e mi colpì il fatto che lui stesso, guardandoci in scena, avesse pensato allo stesso testo e a noi due come ai due poeti maledetti.
Si creò così, naturalmente e da questa reciproca curiosità, il nostro gruppo di lavoro. Dopo un dialogo con Antonio Latella e Gilberto Santini, che ci hanno da subito dimostrato il loro interesse, abbiamo dunque deciso di iniziare il nostro percorso. Il nostro lavoro si propone, quindi, di seguire le disperate tracce della drammaturgia originale e al contempo crearne bivi e deviazioni spiazzanti che rincorrano elementi biografici fondamentali per Testori e che si leghino poi alla scrittura dei due poeti e alla penna di Jonathan Lazzini, drammaturgo con profonda conoscenza dei Verlaine e Rimbaud. In questa spirale vertiginosa che culminerà con il celebre ultimo smembramento del verbum, la domanda che ci porremo è: che destino avrà la parola nel nostro millennio? Flavio Capuzzo Dolcetta
PESARO_Chiesa dell’Annunziata domenica 4 maggio ore 18
Biglietti a 3 euro in prevendita QUI.
BIGLIETTERIA CHIESA DELL’ANNUNZIATA 334 3193717
il giorno di spettacolo da un’ora prima dell’inizio
BIGLIETTERIA TEATRO ROSSINI 0721 387621 www.teatridipesaro.it
dal mercoledì al sabato 17 – 19.30
INFO AMAT 071 2072439 / 2075880 (lunedì- venerdì orario 10-16)
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