da Luigi Pirandello
uno spettacolo di VicoQuartoMazzini
con Michele Altamura, Alice Conti, Simonetta Damato
Filippo Paolasini, Gabriele Paolocà
regia e luci Gabriele Paolocà
assistente alla regia Paola Ricci
produzione VicoQuartoMazzini, ATGTP
con il sostegno di Asini Bardasci
Un ex teatrante, dopo una lunga giornata passata in giro a dare volantini per promuovere la paninoteca per cui lavora, torna nel teatro dove vive: un teatro chiuso, dove non si dà più spettacolo, dove l’uomo non fa altro che dormire e ubriacarsi per non pensare a un passato che lo tormenta a tal punto da fargli decidere di farla finita. In quel momento degli strani individui irrompono nel suo teatro. Dicono di essere dei personaggi abbandonati dal loro autore e di portare con sé un dramma doloroso, macchiato di sangue e vergogna. Chiedono all’ex teatrante di poterlo vivere lì, davanti a lui, affinché́ lo possa trascrivere donandogli vita eterna. L’ex teatrante è titubante, lui ha smesso col teatro, e non fa altro che ripetere: “Io non voglio più̀ essere io”. Ed è così, che quasi senza accorgersene, l’uomo verrà catapultato in una sorta di sogno/incubo dove la finzione si mischierà alla realtà, dove il confine tra l’uomo e i personaggi diventerà impercettibile e il teatro e la vita si confonderanno fino a diventare una cosa sola.
Lo spettacolo offre una visione non scontata dei classici temi pirandelliani (il teatro nel teatro, la crisi dell’io, il contrasto tra vita e forma). Lo fa per esaltare l’opera attraverso una chiave interpretativa che possa portare lo spettatore a riflettere su questi temi con un nuovo spirito e un rinnovato interesse.
Quando una compagnia del ventunesimo secolo, con le sue difficoltà e le sue gioie, le sue ambizioni e le sue amputazioni si mette di fronte a un classico di tale portata, la prima cosa che salta agli occhi è l’abissale distanza che c’è tra la sua condizione e quella della compagnia degli attori con cui si relazionano i sei personaggi nel testo originale. Attraverso la noia e il cinismo con cui fa parlare gli attori, Pirandello mette alla berlina un sistemo tronfio di vizi e scarno di virtù, dove il suggeritore è incapace di suggerire, gli attori di recitare e il regista di imporre il proprio pensiero, dove l’uomo di teatro è paragonabile a un impiegato statale in attesa di finire il proprio turno di lavoro. No, noi (per fortuna e purtroppo) non siamo questo. Noi la compagnia degli attori la simboleggiamo attraverso un uomo solo, prigioniero dei ricordi, intrappolato in un passato decisamente più interessante del suo presente; un uomo che non ha più una compagnia, che ha smesso di fare teatro (perché si deve pur mangiare) ma che al teatro non riesce a smettere di pensare e l’ossessione di questo ricordo lo porta a compiere una sciocchezza: puntarsi una pistola alla tempia. Questo spettacolo potrebbe durare un istante, quell’istante, quando il freddo del ferro ti preme sulla tempia e il futuro, dall’altra parte, da dentro le cervella, aspetta in silenzio. E’ a quest’uomo che i personaggi chiedono di essere ascoltati, è a lui che chiedono di poter rappresentare la propria storia. È a lui che offrono una chance. Gabriele Paolocà
FERMO_TEATRO DELL’AQUILA 15 gennaio 2019 ore 21
Biglietti da 5 a 10 euro in prevendita QUI
MONDAVIO_TEATRO APOLLO 23 e 24 febbraio 2019
Biglietti euro 10 in prevendita QUI o tramite Call Center 0712133600
ARCEVIA – TEATRO MISA 1 marzo 2019 ore 21.15
Biglietti da 12 a 15 euro in vendita QUI
MAIOLATI SPONTINI-TEATRO SPONTINI 6 marzo 2019 ore 21
Biglietti da 18 a 20 euro in vendita QUI
MONTEMARCIANO-TEATRO ALFIERI 7 marzo 2019 ore 21.15
Biglietti da 13 a 20 euro in vendita QUI