Pesaro Capitale italiana della Cultura 2024 si conferma luogo dinamico di forte progettualità artistica con numerosi progetti che coinvolgono la città, nei suoi splendidi spazi deputati allo spettacolo e alla cultura.
È ancora la Chiesa dell’Annunziata ad ospitare in questi giorni la residenza di creazione dello spettacolo De/Frammentazione. Assoluto con incursioni a latere di Io Epico ovvero una storia di impossibilità, una produzione di servomutoTeatro, LiberaImago per la regia di Michele Segreto, drammaturgia di Fabio Pisano, con Francesca Borriero, Michele Magni, Roberto Marinelli.
Giovedì 19 ottobre alle ore 18.30 ha luogo un momento di condivisione aperto al pubblico (a ingresso libero) in forma di Cantiere aperto che conclude il percorso di residenza realizzato nell’ambito di RAM – Residenze Artistiche Marchigiane finanziate da MiC e Regione Marche con il Comune di Pesaro e l’AMAT.
Zero e Uno sono amici, ma amici di vecchia data. La moglie di UNO è moglie, ma non di così vecchia data. Vorrebbero un figlio, marito e moglie, ma la natura, si sa, non è sempre benigna e in più, il caso vuole, si sta parlando di personaggi e dunque, se anche fosse, la pancia sarebbe nient’altro che un cuscino. Che cosa avviene, dunque? Chi ci può aiutare a rendere possibile una storia di impossibilità? Un amico, certo. Ma anche delle didascalie. Anzi: un didascalista.
“La prima lettura del testo di Fabio Pisano – racconta Michele Segreto – lascia sorpresi dalla vivacità lessicale dei personaggi e dalle intuizioni, squisitamente drammaturgiche e meta-teatrali che contiene. E tuttavia, la prima lettura termina con l’impressione che la regia sia almeno in parte già scritta: sono descritte le azioni, è descritto lo spazio scenico (pressoché vuoto), sono descritti (meglio: sono detti) i silenzi, le emozioni, i pensieri. Ma sarebbe un errore fermarsi a queste prime impressioni. Perché nella griglia prestabilita di azioni e reazioni, che il testo delinea, esiste in realtà la possibilità di far germinare, nella penetrazione del testo da parte degli attori, le situazioni e gli sguardi, di significare i silenzi in linea o in contrasto, di porre la scena, commentata dal didascalista, in lotta con le sue indicazioni. In altri termini, si può scegliere di tradire o di assecondare. Questo tipo di lavoro, che prevede di muoversi nella costruzione registica quasi una riga alla volta, diviene necessario, a mio avviso, perché il testo sprigioni tutte le sue potenzialità e non rimanga artificio retorico, esperimento letterario; così da traboccare di teatro”.
Il disegno luci è di Martino Minzoni, assistente alla regia Irene Latronico.