Cinque generazioni di donne di una famiglia italiana del Mezzogiorno, cinque madri, cinque figlie, cinque personaggi per un’unica attrice Beatrice Fazi, sabato 22 febbraio al Teatro Persiani di Recanati per lo spettacolo Cinque donne del Sud, scritto e diretto da Francesca Romana Zanni, proposto nella stagione teatrale promossa dal Comune di Recanati con l’AMAT e il contributo di Regione Marche e MiC.
Queste cinque donne ci portano per mano attraverso guerre mondiali e grandi rivoluzioni sociali, mentre affrontano delusioni e coltivano speranze, passando dalla vita contadina a quella iper-connessa, avanzando verso un futuro che cambia e che le cambia. Raccontano non solo la storia di cinque generazioni di una famiglia, ma rappresentano anche simbolicamente la movimentata storia dell’Italia dall’unificazione politica alla fine del XIX secolo e, soprattutto, incarnano la storia di emancipazione delle donne.
L’evoluzione di questa famiglia matriarcale attraversa generazioni e continenti, dal profondo Sud Italia che usciva appena dal brigantaggio all’America di Woodstock e della controcultura, dai primi movimenti femministi al vuoto di valori degli anni Novanta del Novecento, fino al ritorno in una madrepatria profondamente cambiata.
Con un tono sempre in bilico tra leggerezza e commozione e uno sguardo ironico su chi siamo stati e chi diventeremo, queste donne ci raccontano come è cambiata la società negli ultimi cento anni: la coppia, il matrimonio, i rapporti tra genitori e figli, le contraddizioni, i successi e i fallimenti. Ognuna di loro, attraverso il racconto della sua storia personale, fa conoscere anche un pezzo di storia del nostro Paese. I loro destini sono plasmati dalle fasi storiche decisive della storia italiana moderna. Le loro conquiste le abbiamo vissute, le loro paure sono le nostre, la loro forza ci appartiene.
Le cinque donne abitano una scena fatta di proiezioni, in cui le foto e i video rendono tangibile lo scorrere del tempo, ricordando atmosfere, volti e avvenimenti che fanno parte della memoria storica di tutti noi. Ogni donna ne partorisce un’altra, pescando da un grande baule – unico elemento scenico – abiti e oggetti che ricreano di volta in volta l’epoca in cui le donne vivono. Nel passaggio generazionale la lingua parlata si evolve, si modifica, si contamina, proponendo uno spaccato della storia linguistica italiana vista dal basso, attraverso l’uso di diversi dialetti, incarnazione del conflitto tra Nord e Sud e tra madre e figlia. Anche la colonna sonora attraversa tutto il secolo, dalla musica popolare di fine Ottocento fino al rap. Nel finale, il dialogo tra di loro fa emergere i frutti della lunga lotta per il riconoscimento e l’autodeterminazione della donna. Queste cinque donne non si capiscono, ma in fondo si assomigliano. E scopriranno che, per ritrovare la propria identità, il luogo da cui si fugge diventa quello in cui è necessario tornare. Perché le nostre radici sono importanti, anche quando vogliamo dimenticarle.
I costumi dello spettacolo sono di Fabrizia Migliarotti, disegno luci di Giuseppe Filipponio, dance concept di Natasha Buono, visual Massimiliano Papaleo, aiuto regia Teresa Calabrese, produzione di Trebisonda.
Per informazioni biglietteria del Teatro Persiani 339 1046293, AMAT 071 2072439. Lo spettacolo è proposto in doppia rappresentazione: ore 18 e ore 21.15.