Da ottobre 2024 ad aprile 2025 continua a brillare la Stagione Capitale del Teatro Rossini di Pesaro capitale italiana della cultura 2024. Un grande progetto di spettacolo dal vivo per una grande città, un crocevia di programmazione e motore per l’intero panorama nazionale nato dalla rinnovata collaborazione tra Comune di Pesaro e AMAT, con il contributo di Regione Marche e Ministero della Cultura, Stagione Capitale invita il pubblico a un’esperienza diversificata per generi e arti della scena, a un viaggio denso di emozioni tra 9 spettacoli in abbonamento e 2 progetti speciali, per un totale di 41 appuntamenti.
Per l’apertura della stagione, dal 10 al 13 ottobre, il regista Andrea Baracco porta in scena Mephisto. Romanzo di una carriera, dal libro più famoso di Klaus Mann, con Ian Gualdani, Woody Neri, Anahì Traversi, Giuliana Vigogna e la voce (dell’autore e di Amleto) di Lino Musella. “Mephisto. Romanzo di una carriera di Klaus Mann – spiega il regista nelle sue note – si è presentato tanto inaspettatamente quanto potentemente. Forse per il periodo storico in cui è immerso, la Germania che si prepara alla Seconda Guerra Mondiale, o forse perché costringe a fare i conti con le debolezze, le ambizioni, i compromessi in cui, a volte, ci si ritrova coinvolti malgrado tutto”. Spazio al musical dal 7 al 10 novembre con Grease della Compagnia della Rancia, traduzione di Michele Renzullo, adattamento e regia di Saverio Marconi, in scena al termine di una residenza di riallestimento. Con più di 50.000 spettatori che hanno già applaudito lo spettacolo nei soli primi tre mesi del tour 2024, Grease si conferma il musical più amato, una festa travolgente che accende le platee italiane e ha dato il via alla musical-mania trasformandosi in un vero e proprio fenomeno di costume “pop”, un cult intergenerazionale che, dopo aver ampiamente superato i 2.000.000 di spettatori complessivi dal primo debutto, si rinnova a ogni stagione. Si intitola Re Chicchinella l’ultimo spettacolo di Emma Dante in scena al Teatro Rossini dal 19 al 22 dicembre, sempre adattato da una fiaba de Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerelle, meravigliosa raccolta di novelle in lingua napoletana di Giambattista Basile. Dopo La Scortecata e Pupo di zucchero, con Re Chicchinella la regista conclude il progetto con cui ha attraversato, insieme a un pubblico sempre commosso e appassionato, l’immaginifico universo dello scrittore campano affidandone l’interpretazione a Carmine Maringola e una numerosa compagnia composta da sedici attori. “Re Chicchinella – spiega Emma Dante – racconta la storia di un sovrano malato, solo e senza più speranze, circondato da una famiglia anaffettiva e glaciale che ha un solo interesse, ricevere un uovo d’oro al giorno”. Ti sposo ma non troppo con Vanessa Incontrada e Gabriele Pignotta, che firma anche la regia, dal 9 al 12 gennaio mescola con abilità la leggerezza della commedia con un mood romantico. Già approdato al grande schermo in una felicissima versione cinematografica nel 2014, la pièce arriva ora sui palcoscenici italiani in una nuova edizione aggiornata al tempo presente, ricca di emozioni e colpi di scena che vede in scena anche Fabio Avaro e Siddhartha Prestinari. Dal 30 gennaio al 2 febbraio il grande regista tedesco Peter Stein dirige Maddalena Crippa, Sergio Basile, Alessandro Sampaoli, Gianluigi Fogacci, Alessandro Averone, Sergio Basile, Emilia Scatigno in Crisi di nervi, tre atti unici di Anton Čechov, tornando ad uno dei suoi autori di riferimento. Stein ha scelto L’orso, I danni del tabacco, Domanda di matrimonio che lo stesso Čechov non ancora trentenne definiva “scherzi scenici”. L’allestimento conterrà tutti gli elementi che caratterizzano le opere del grande Maestro a cura dei suoi collaboratori più fidati ovvero Ferdinand Woegerbauer per le scene e Anna Maria Heinreich per i costumi, oltre le luci di Andrea Violato. Scritto tra il 1941 e 1942, Lungo viaggio verso la notte arriva in scena dal 20 al 23 febbraio con Gabriele Lavia, che firma anche la regia, e Federica Di Martino. Il testo dopo la morte dell’autore vinse il Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1957 ed è considerato il capolavoro del drammaturgo statunitense. “Long day’s journey into night è il titolo che Eugene O’Neill dà alla sua opera centrale, alla sua opera-confessione – scrive Lavia nelle note al lavoro –, scritta dall’autore ormai vicino alla morte per fare “un viaggio all’indietro” nella sua vita. Un viaggio impietoso dentro l’amarezza di un fallimento senza riscatto”. Ferzan Ozpetek torna a teatro con il nuovo adattamento scenico di uno dei suoi successi cinematografici, Magnifica presenza e giunge a Pesaro dal 6 al 9 marzo. Il regista, tra i più amati del nostro cinema, prosegue così il percorso inaugurato con Mine vaganti e fa rivivere in teatro uno dei suoi film cult portando con sé in questa avventura una compagnia di attori esplosivi (in via di definizione) che saranno i grandi protagonisti di questa commedia tra illusione e realtà, sogno e verità, amore e cinismo, cinema, teatro e incanto.
Giocare e ridere con la musica e le canzoni, impresa facile per Elio e la sua band di giovanissimi virtuosi che, dopo il grande successo di Ci vuole orecchio, si divertono in Quando un musicista ride, dal 20 al 23 marzo, a esplorare e reinventare quell’immenso repertorio seriamente comico ai confini tra canto e disincanto che, soprattutto intorno agli anni ‘60, ha percorso la musica, la canzone, il cabaret e il teatro italiano. Da Fo a Gaber, da Jannacci a Cochi e Renato, da Flaiano a Marcello Marchesi, più tantissimi altri, una generazione di artisti eccentrici e controcorrente che hanno sorpreso e divertito tutti”. La regia e la drammaturgia dello spettacolo sono di Giorgio Gallione, gli arrangiamenti musicali di Paolo Silvestri, con Elio in scena ci sono Alberto Tafuri pianoforte, Martino Malacrida batteria, Pietro Martinelli basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri sassofono, Giulio Tullio trombone. La conclusione della stagione dal 3 al 6 aprile è con Casanova, nuovo lavoro del regista Premio Ubu 2021 per la miglior regia Fabio Condemi, tra i più interessanti esponenti della nuova generazione del teatro italiano, che porta in scena (cast in via di definizione) un lavoro tratto dalle memorie autobiografiche del pensatore e filosofo veneziano Giacomo Casanova. “La vita di Casanova – afferma Condemi – è una miniera teatrale per i continui spunti drammaturgici, visivi e storici che contiene. I ricordi si mescolano e prendono vita nella biblioteca del Castello di Dux dove l’intellettuale veneziano trascorre gli ultimi giorni, esule, sbeffeggiato, escluso dal mondo moderno, dialogando con i fantasmi del suo passato. Casanova muore proprio alla fine del Settecento, mentre il mondo cambia e inizia la modernità”.
Due progetti speciali arricchiscono la proposta per il pubblico. Glauco Mauri, uno dei più grandi artisti teatrali italiani, porta in scena ail 20 settembre De Profundis di Oscar Wilde, sua versione teatrale della lunghissima lettera, quasi una autobiografia che Wilde con la sua arte arguta e intelligente ha trasformato in una parabola universale della sofferenza, del valore dell’arte e dell’amore. Un lavoro di elaborazione, per l’adattamento teatrale, mirato innanzi tutto a eliminare le parti troppo letterarie, le non poche imperfezioni (dovute alle pesanti restrizioni carcerarie), omissioni, ridondanze e sequenze spazio temporali non rispettate, dell’epistola per renderla “scenicamente efficace”. Il 29 novembre al Teatro Rossini Alessandro Baricco salirà sul palco insieme a tre musicisti – Cesare Picco, Nicola Tescari, Roberto Tarasco – per leggere e ‘suonare’ 7 capitoli del suo ultimo libro, Abel, definito dal suo autore un western metafisico. Abel Concerto – questo il titolo dello spettacolo – è uno degli eventi con cui la Scuola Holden festeggia, nel 2024, i suoi primi 30 anni di vita, con il coordinamento musicale di Gloria Campaner. “Mi andava di portare sul palco il sound di Abel – racconta Baricco -, mi sono immaginato una band capace di far diventare quelle pagine un’esperienza sonora. Quel che posso fare io e che farò è leggerle cercando sempre il loro suono prima che il loro significato”.