ANCONA, 22 dic. 2011 – L’attenzione che in questi giorni gli organi di stampa stanno dedicando agli enti teatrali della nostra regione conferma come quello scopo del teatro di “reggere lo specchio alla natura” – come Shakespeare faceva dire ad Amleto – sia sempre vivo e vitale, come il teatro continui a restituire con una forza unica vizi e virtù della nostra epoca.
“Scopo del teatro, alle sue origini come ora, era ed è di reggere lo specchio alla natura; restituire alla virtù la sua immagine, al vizio il suo volto, e alla vita di un’epoca la sua impronta, la sua forma”. La definizione che Shakespeare mette in bocca al suo Amleto continua a stupirci con la sua perenne attualità. Anche l’attenzione che in questi giorni gli organi di stampa stanno dedicando agli enti teatrali della nostra regione conferma come tale “scopo” sia sempre vivo e vitale, come il teatro continui a restituire con una forza unica vizi e virtù della nostra epoca.
L’AMAT – con i suoi 35 anni di storia e soprattutto col novero prezioso dei suoi soci, i 73 Comuni, le 5 Province, la Regione Marche, la Comunità Montana dell’Esino-Frasassi e l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” – da sempre cerca esclusivamente di essere se stessa, cioè lo “strumento unitario degli enti locali e degli organismi che considerano le attività teatrali un bene culturale di rilevante interesse sociale”, assolvendo al suo unico ruolo, assegnato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di “soggetto di promozione del pubblico”.
Lungi da noi dunque l’intenzione e la volontà – come se ne avessimo poi il potere – di decidere i destini del sistema teatrale delle Marche che ci sono state attribuite. Che la sua funzione l’AMAT la stia adempiendo al meglio lo testimonia anche l’esito dell’Assemblea del 13 dicembre, in cui la proposta di un nuovo Consiglio Direttivo – improntato alla decisa innovazione pur nella continuità – ha raccolto la quasi unanimità dei consensi dei rappresentanti degli Enti associati, che hanno voluto manifestare un deciso e caloroso sostegno alle politiche finora portate avanti dall’ente, lontane da ogni sterile logica di spartizione politica, respingendo allo stesso tempo con vigore i tentativi contrari e i loro fautori.
Di fronte all’auspicio “che i soci dell’AMAT divenissero soci dello Stabile versando l’attuale quota metà allo Stabile metà all’AMAT e che venissero aumentati i contributi regionali e provinciali allo Stabile, diminuendo quelli all’AMAT” – come recita il comunicato a firma di importanti esponenti regionali dell’IDV – e al danno che ne conseguirebbe, l’Assemblea ha deciso di appoggiare la posizione palesata dal Presidente dell’AMAT, professor Gino Troli, che ha rimarcato con chiarezza l’assurdità dell’ipotesi che il risanamento di un ente possa avvenire a discapito di un altro. Tale azione non può che spettare esclusivamente alle istituzioni e ai soci che fanno parte del Teatro Stabile delle Marche.
Fatti dunque ben diversi dalle pretestuose ricostruzioni fatte circolare in questi giorni. Nemico del Teatro Stabile, come si sa bene, non è l’AMAT ma chi in questi anni ha lavorato per il suo indebolimento. Non certo l’AMAT, che ne ha sostenuto con convinzione l’importante progettualità, come testimonia la somma di € 1.077.487,54 versata dall’ente allo Stabile nell’ultimo decennio grazie alla presentazione continuativa degli spettacoli nelle proprie stagioni. Stagioni che si costruiscono da sempre sulla enorme varietà di generi e artisti ospitati, lontana da ogni favoritismo o gioco clientelare: a titolo di esempio, nell’ultimo biennio nelle 1091 rappresentazioni organizzate sono state coinvolte 598 compagnie, marchigiane, italiane e internazionali. Con un unico valore, quello della qualità, che spinge spesso ad escludere progetti che non si ritengono compatibili con gli standard di eccellenza che l’AMAT ha l’impegno di garantire agli spettatori della regione Marche. Certo, a volte è più facile gridare al complotto aggrappandosi al politico di turno che ammettere la propria inadeguatezza.
L’AMAT, forte della rinnovata fiducia dei suoi associati, continuerà ad agire con quella chiarezza di gestione che ha consentito di mantenere sano l’ente, con i conti in ordine e disponibili ad ogni ispezione, soprattutto pronto alle difficili sfide che ci attendono. Perché la crisi in cui ci troviamo ad operare è stata dall’inizio vissuta come una vera sfida al cambiamento, ad una radicale riflessione su forme e modi del nostro operare che ha prodotto una miriade di progetti-prototipo che guardano al futuro.
L’impegno della Regione Marche a fare della cultura uno dei pilastri di quel nuovo sviluppo (che può percorrere inedite vie di compatibilità e di new economy in cui è scritto il futuro delle Marche) può essere sostenuto solo da istituzioni sane e qualificate, in cui venga premiata la qualità degli operatori e la loro capacità amministrativa. Di questo vorremmo parlare ai prossimi appuntamenti regionali con i veri protagonisti della cultura realizzata e non con strane presenze, in una logica che non appartiene al “fare cultura”. Servono luoghi di confronto adeguato e produttivo su quale sistema dovrà affrontare e risolvere le questioni di merito dello spettacolo, se questo è veramente l’obiettivo di chi invece sembra muoversi nella cultura solo in occasione di scadenze elettive e secondo logiche di occupazione politica di spazi.
L’AMAT auspica dunque che cessino al più presto attacchi arroganti e proposte bizzarre, soprattutto da parte di quanti non possono dirsi, nei loro trascorsi, esenti da responsabilità per ciò che sta avvenendo nelle situazioni di grave difficoltà che attanagliano alcuni enti. A partire dal Teatro Stabile delle Marche, di cui è difficile non ricordare – quale origine delle fatiche presenti – il risultato d’esercizio del solo anno 2005, che ha registrato l’incredibile disavanzo di € 2.040.208,87.
Al Teatro Stabile, soprattutto per la stima e il rispetto di quanti vi lavorano con grande professionalità e dedizione, l’AMAT augura di superare presto e brillantemente ogni difficoltà, nella consapevolezza che solo un sistema teatrale sano e coeso, finalmente libero da giochi di bassa lega, è il miglior viatico per il faticoso viaggio che ci attende nei prossimi mesi.