Aidan Moffat e Malcolm Middleton arrivano finalmente in Italia. As Days Gets Dark è l’album che ha segnato il ritorno degli Arab Strap a distanza di 16 anni da The Last Romance. Il duo scozzese lo proporrà anche in una leg italiana del tour europeo quest’estate grazie a DNA Concerti.
“Si tratta di disperazione e oscurità”, dice Aidan Moffat. “Ma in modo divertente.” Il frontman degli Arab Strap parla del 7° album in studio della band dal loro ultimo The Last Romance del 2005.
Il pionieristico duo Falkirk di Moffat e Malcolm Middleton è tornato insieme per esibirsi in una serie di spettacoli molto acclamati e andati sold out. “Ci è piaciuto molto fare quei concerti”, ricorda Middleton. “Quindi aveva senso provare a scrivere di nuovo insieme”.
Prima di sciogliersi la band ha pubblicato una serie di acclamate pubblicazioni che riguardavano album come Philophobia, The Red Thread e Monday At The Hug and Pint, diversi EP e il più difficile dei compiti: un album dal vivo davvero sbalorditivo tramite Mad for Sadness.
Arab Strap è iniziato come un progetto intimo con nastri registrati in casa condivisi tra amici, ma dopo l’inaspettato successo del loro inimitabile singolo di debutto The First Big Weekend si sono rapidamente ritrovati, insieme agli amici Mogwai, come una delle musiche più eccitanti e amate provenienti dalla Scozia. Il primo concerto della band fu registrato dal vivo per John Peel, che divenne uno dei primi devoti. La band passò dall’etichetta discografica indie Chemikal Underground alla major Go! Beat e poi di nuovo a Chemikal, girando il mondo e incanalando le esperienze della vita in un intruglio unico di musica che esplorava bellezza, tristezza, sostanze, sesso, amore e morte tutto in uno. Nonostante siano stati un gruppo di punta all’epoca, Moffat chiarisce che l’obiettivo non è quello di “riconquistare gli anni ’90”, ma piuttosto di creare un album decisamente nuovo, con nuovi strumenti, suoni e muovendosi verso un senso di esplorazione. “Questo album mi sembra una cosa nuova”, dice. “È sicuramente Arab Strap, ma più vecchio e più saggio, e molto probabilmente migliore.”
Undici tracce in un mix di paesaggi sonori post-rock, elettronica sottile, battiti di batteria, gonfiore delle corde e l’incomparabile voce semi-cantata e semi-parlata di Moffat, ma anche una varietà di nuove aggiunte come esplosioni di sassofono dirompente alla disco groove e una ricca produzione immersiva.
“Abbiamo avuto abbastanza distacco dal nostro lavoro precedente per rivalutare e dividere gli elementi buoni da quelli cattivi di ciò che abbiamo fatto”, afferma Middleton.
La band si è riconnessa con il produttore Paul Savage, “Paul porta conforto e fiducia”, dice Middleton, “e un senso di continuità”. L’approccio leggero di Savage, combinato con l’arte evoluta della band, ha creato una produzione potente che tira fuori il meglio del duo. “L’idea iniziale dopo i nostri concerti del 2016 era solo quella di scherzare e vedere se arrivavano delle canzoni”, dice Middleton. “Quindi abbiamo avuto tre anni per mettere le cose a punto prima ancora di mettere piede in uno studio”. Il risultato è un album che riesce a catturare l’essenza riconnessa della coppia che suona di nuovo dal vivo, sfruttando quell’intuizione rinata ma radicata, insieme all’uso del tempo, dello spazio e del pensiero per permettere all’album di crescere in una propria identità naturale. È un disco che riesce a sembrare sia evoluzione sia rivoluzione, una continuazione di ciò che è venuto prima, ma anche un audace salto nel futuro.
L’album si apre con The Turning Of Our Bones, una metafora comicamente oscura della rinascita della band che Moffat descrive come “resurrezione e shagging”. Ampiamente coperto al momento della sua uscita con innumerevoli ascolti radiofonici, è un’aggiunta immediata ad alcuni dei più grandi lavori della band, dispiegandosi attraverso ritmi ipnotici, groove contagiosi e linee di chitarra a spirale mentre Moffat salta tra narratore e crooner. “Il tema generale dell’album è ciò a cui le persone si rivolgono nei momenti di bisogno”, afferma Moffat. “E come possono nascondersi nella notte.” Nonostante l’apparente desolazione di alcuni soggetti, l’album sposa il ventre più oscuro della vita e il suo persistente senso di disperazione che unita al senso espansivo della sperimentazione sonora si traduce in qualcosa di tanto introspettivo quanto vivificante. Come Middleton ha detto al “Guardian” quando hanno profilato la band alla notizia del loro ritorno, “non ha senso tornare insieme per rilasciare la mediocrità”.
PESARO_PARCO MIRALFIORE 29 luglio 2022 ore 21.15
BIGLIETTI EURO 20 in prevendita QUI
BIGLIETTERIA PARCO MIRALFIORE
ingresso via Respighi 334 3193717
aperta il giorno di spettacolo dalle 20
PREVENDITE
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dal mercoledì al sabato dalle 17 alle 19
chiusa nei giorni 14–15–16–17 luglio
www.teatridipesaro.it
BIGLIETTERIA TIPICO.TIPS 0721 34121 – 340 8930362
dal lunedì al sabato 9.30 – 13 / 16 – 20 e 21.30 – 23
domenica 16.30 – 20 e 21.30 – 23
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