Ryley Walker è considerato uno dei nomi di punta del cantautorato americano contemporaneo. Originario dell’Illinois ma musicalmente cresciuto a Chicago, è un musicista che sa “suonare l’America” e, nonostante vengano fatti continuamente (e fin troppo facilmente) parallelismi con i più grandi mostri sacri della tradizione musicale a stelle e strisce (tra cui John Martyn, Nick Drake, Tim Buckley, Van Morrison, Bert Jansch) non è possibile ascoltare un solo brano senza individuare almeno due o tre generi, influenze o suggestioni che vanno a fondersi meravigliosamente tra loro. La ricercatezza compositiva di Ryley Walker viene spesso (e frettolosamente) descritta come “cantautorato folk-rock” di derivazione anni ’70 e ’80, ma a un ascolto più attento ed erudito non sfuggirà la presenza di elementi free jazz, blues e country, l’onnipresente psichedelia e, specialmente se oltre agli album consideriamo la dimensione del live, la pregevole componente di improvvisazione, a testimonianza del gran numero di influenze stilistiche dalla difficile mappatura.
Cresciuto sulle rive del vecchio fiume Rock nel nord dell’Illinois, Ryley ha avuto un’adolescenza tranquilla prima di trasferirsi a Chicago nel 2007 per iscriversi al college. Qui inizia a frequentare con assiduità la locale scena dei club, confrontandosi con il lascito del post-rock e le più nerborute e decadenti manifestazioni noise. Nel 2011, poco più che ventenne, Ryley si insinua adeguatamente nella tradizione del fingerpicking, osservando con dedizione la dottrina dei vari John Fahey, Robbie Basho e Leo Kottke e pubblicando su nastro il suo primo EP The Evidence of Things Unseen. Lo scenario sarebbe presto cambiato negli anni a venire, quando il gusto anglofono avrebbe preso il sopravvento, spostando l’asse degli interessi sul folk inglese, e avvicinandolo allo stile di Bert Jansch e John Renbourn. Nel 2014 Ryley pubblica All kinds of you per la benemerita Tompkins Square che ne rivela il talento e che attira su di lui una grande attenzione, permettendogli di intraprendere un lungo tour e comparire tra i credits di diversi dischi. Nell’autunno di quell’anno firma con la Dead Ocean con la quale pubblicherà tutti i suoi album successivi a partire da Primrose Green del 2015 che lo conferma definitivamente come una delle stelle più lucenti del cantautorato statunitense. Al termine del tour di Primrose Green durato circa un anno, torna a Chicago per iniziare la stesura del suo terzo album Golden sings that have been sung, pubblicato nell’agosto del 2016 che segna un’ulteriore evoluzione a livello compositivo. Nel frattempo si intensifica la collaborazione con il chitarrista jazz Bill Mackay con il quale pubblicherà due album, Land of plenty e SpiderBeetleBee. Nel 2018 pubblica Deafman glance il suo quarto album co-prodotto da Leroy Bach a cui seguì The lillywhite sessions in cui reinterpreta in trio il famoso bootleg album della Dave Matthews Band.
Nel 2021 è uscito Course in fable per la sua etichetta Husky Pants Recordings.
ASCOLI PICENO_CHIESA DI S. PIETRO IN CASTELLO venerdì 11 ottobre 2024 ore 23
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