All’inizio di questo tempo inedito e drammatico avevamo scelto di rimanere in silenzio, ritenendolo l’atteggiamento più adeguato. Di fronte al dolore e alla fatica che ci circondano, innanzitutto. Ma anche di fronte all’improvvisa impossibilità di proseguire il lavoro tenace e appassionato che facciamo da più di 40 anni, offrire alla ‘Platea delle Marche’ emozioni e riflessioni attraverso la scena. Nella convinzione che il teatro – per sua natura arte ‘dal vivo’ – mal tolleri i surrogati.
Ora sentiamo l’esigenza di aprire una piccola, timidissima pagina nuova. Un po’ come fare una telefonata o mandare un messaggio ad un amico. Perché ci manca. Perché sappiamo che anche lui sta vivendo la nostra stessa solitudine.
Ci è venuta voglia di condividere – innanzitutto con gli spettatori – delle cose belle. Semplicemente per darci conforto. Nell’attesa di tornare a fare – speriamo il più presto possibile – l’unica cosa che sappiamo fare, il teatro.
Ballard restò a guardare le orde di stelle fredde disseminate lassù nella cornice del buco, e si domandò di cosa fossero fatte, e di cosa fosse fatto lui.
[Cormac McCarthy, Figlio di Dio]
#24_23/05/20
È il momento di salutare queste “cose belle”: quella che segue – la ventiquattresima – è l’ultima. In questa forma. Perché continueremo a scambiarci cose belle tra scena e platea, come sempre.
David Hockney: immagini dalla quarantena
David Hockney è uno dei più importanti artisti britannici. Ormai anziano, ha trascorso la quarantena nella sua casa in Normandia, costretto a rinunciare alla pittura e usando solo un’applicazione del suo iPad per disegnare le poche cose che vedeva nel suo giardino e inviandole poi agli amici. La cosa bella è che – nate già digitali – queste possono essere già considerate piccole opere d’arte originali. Stampatele oppure conservatele nella memoria dei vostri smartphone. Queste immagini – struggenti nella loro disarmante semplicità – stanno a dimostrarci che il mondo non smetterà mai di essere un bel posto. Buona vita!
AMAT
#23_23/05/20
Jannis Kounellis: ragionamenti silenziosi
Alcune immagini ci colpiscono così tanto da rimanere per sempre nella nostra memoria, per tornare di tanto in tanto a farci compagnia nelle giornate frenetiche o lievi che viviamo, anche a distanza di tempo e per ragioni indecifrabili. Il merito è spesso degli artisti e dei loro “ragionamenti silenziosi”, come dice Jannis Kounellis in questo video, che condivido assieme a due delle sue opere.
Daniele Sepe, AMAT
#22_19/05/20
Frank Lloyd Wright, Ludwig Mies Van der Rohe e Gio Ponti per ripartire
Sono tre architetti che hanno cambiato il modo di pensare l’architettura e quindi il mondo che ci circonda. Ciò di cui abbiamo bisogno oggi, mettere in crisi il pensiero e ripartire da nuovi punti di vista.
Paolo Alocco
https://www.raiplay.it/programmi/itrearchitetti
#21_19/05/20
Tito Lucrezio Caro: La natura delle cose
In questo momento di desolante indefinitezza ho pensato a Lucrezio, il maestro che nella sua misteriosa razionalità ha saputo leggere la condizione umana, e che, da grande poeta, si è calato nel cuore dell’uomo e ne ha cantato il dolore, l’inquietudine, la paura, presentando aspetti di sconvolgente modernità.
Gabriella Pacetti, AMAT
Quo magis in dubiis hominem spectare periclis
convenit adversisque in rebus noscere qui sit;
nam verae voces tum demum pectore ab imo
eliciuntur eripitur persona, manet res.Tito Lucrezio Caro, La natura delle cose (III, 55-58)
[Perciò è più utile considerare un individuo nell’incertezza dei pericoli
e cercare di apprendere nell’avversa fortuna chi sia;
infatti solo allora dal profondo dell’animo parole vere
vengono tirate fuori e la maschera strappata, resta l’essenza.
Traduzione Nicola Gardini]
#20_16/05/20
Intuition Quartet: Highlights Concerto @FabriJazz 2018
Segnalo questo video (come esempio fra i tanti), perché senza musica dal vivo e senza musei la vita è parecchio più triste.
Ilaria Venanzoni
#19_16/05/20
Camillas: La canzone del pane
In memoria di Mirko Bertolucci, pesarese cantante de I Camillas, che nella semplicità di queste parole “quando a casa tornerai, vienimi a trovar, io ti posso offrire il pane. Vorrei vederti un po’ più vicino e darti un bel bacio sul collo davvero” sembra raccontare il desiderio che stiamo vivendo!
Ballato nei campi delle nostre belle Marche. Basterebbe poco!
Francesca Gabucci
#18_12/05/20
Marina Abramović: The artist is present
Nel 2010, nella mia retrospettiva organizzata al Museum of Modern Art di New York (MOMA), ho allestito una performance in cui rimanevo seduta su una sedia, immobile e in silenzio. I visitatori erano invitati a sedersi sulla sedia davanti alla mia e a fissarmi per tutto il tempo che volevano.
La mia performance è durata 736 ore, durante le quali ho mantenuto il contatto visivo con 1675 visitatori. L’opera esprime la mia completa vulnerabilità e apertura nei confronti del pubblico.
Verso la fine di The artist is present provavo una stanchezza mentale e fisica mai sentita. Inoltre il mio punto di vista, tutto quello che prima mi era sembrato importante – la vita quotidiana, le cose che mi piacevano e quelle che non mi piacevano – erano cambiati completamente. Marina Abramović
Perché sediamo di fronte all’ignoto, affinché riusciamo nella difficile impresa di accoglierlo, farlo risuonare e scoprire qualcosa di noi. Perché torneremo a stringerci le mani con la stessa emozione.
Daniela Rimei, AMAT
#cosebelle #cosebelleamat #pensarelabellezza #pensareallabellez
#17_12/05/20
Sandro Penna
In questi versi mi sembra di ritrovare la condizione umana di questi giorni sospesi e il richiamo alla vita che la natura timidamente ci rivolge, spingendoci a godere dell’armonia misteriosa del mondo. Mi sono avvicinata alcuni anni fa alla poesia di Sandro Penna grazie agli scritti di un altro grandissimo intellettuale, Cesare Garboli, che ne ha indagato parole e pensieri. Spero che in questo tempo recuperato li si possa scoprire e riscoprire entrambi, ancora e ancora.
Carlotta Tringali, AMAT
Ero solo nel mondo, o il mondo aveva
un segreto per me? Di primavera
mi svegliavo a un monotono accordo
e il canto di un amore mi pareva.
Il canto di un amore che premeva
con gli occhi di quel cielo puro e fermo.
Sandro Penna
#16_9/05/20
Skating at home
Da quando ho letto il vostro “invito” ho pensato che fosse speciale qualcosa non solo di bello ma qualcosa che va oltre i confini e in questo momento storico anche di più leggendolo con occhi pieni di speranza…. Perché è vero che torneremo tutti a volare grazie alle passioni che ci accomunano e che rendono la vita così brillante. Io sono un’atleta, per l’esattezza pratico ormai da dieci anni pattinaggio artistico a rotelle. Come tutti in questi giorni non ho potuto allenarmi e mai in tanti anni di questa magica disciplina che insegna appunto a volare sono rimasta ferma così a lungo. Ho provato e riprovato, ho indossato i miei adorati pattini, ma purtroppo questo sport ha bisogno di spazi e soprattutto pavimentazioni idonee per cui non ho più potuto provare le mie difficoltà ma sono riuscita a realizzare questo piccolo tributo alla nostra Italia, ma soprattutto a tutti gli appassionati d’arte come me. Arte sotto qualsiasi punto di vista che possa essere musica, sport, recitazione e tanto altro. Arte come inizio di qualcosa che ci seguirà fino alla fine. Arte come passione, tenacia, di tutti coloro che aspettano di poter volare di nuovo.
Elena Sergi
#15_9/05/20
La mia Milano
La mia Milano che respira nel vuoto la vedo in bianco e nero. Una signora nuda, con capelli lunghi e occhi scuri che si offre per la prima volta a sguardi sconosciuti. Austera, discreta ed elegante si lascia camminare in solitudine aspettando una nuova invasione. Quando saremo nel suo grembo, ancora vivi, nella fretta dei passi, ci dimenticheremo di aver visto le sue crepe e nella disperazione di averle trovate così belle.
Federica Fracassi
#14_5/05/20
Vinicio Capossela: Ovunque proteggi
Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore
adesso e per quando tornerà il tempo…
il tempo per partire
il tempo di restare
il tempo di lasciare
il tempo di abbracciare
In questo tempo in cui tutto intorno a noi ci porta quasi ad avere timore e imbarazzo nel pronunciare le parole “bellezza”, “bello” e “grazia”, bisogna invece – secondo me – impegnarsi per riconoscere l’incanto che nonostante tutto la vita continua a suscitare con tante piccole e grandi cose: un cielo stellato, la nascita di una nuova vita, una telefonata inaspettata di un amico lontano, il silenzio perfetto…
Cose che nel roboante caos e nell’incessante ritmo di vita da cui provenivamo prima di questa stasi, si perdevano inascoltate e non viste, si omologavano al resto. C’è davvero da proteggere la grazia di ciascuno dei nostri cuori in attesa di ritornare a godere de “l’incanto di te, di te vicino a me”.
Gemma Di Tullio, Teatro Pubblico Pugliese
#13_5/05/20
Totò: Preghiera del clown
Questa poesia di Totò è per me un sollievo leggero: non ambisce a sofismi, ma arriva al cuore per la sua semplicità. La semplicità della dignità, raggiunta con dedizione e generosità. Semplicemente.
Patrizia Coletta, Fondazione Toscana Spettacolo
#12_2/05/20
Nicola Campagnoli: Fado
Questa poesia del mio amico Nicola Campagnoli, accompagnata da questa musica [Sodade di Cesaria Evora e Eleftheria Atvanitaki] descrive bene il momento che stiamo vivendo. C’è un cielo stellato sopra questa ombra.
Annalisa Bigante
“Nessuna delle canzoni popolari portoghesi riflette, meglio del fado, il temperamento passionale e sognatore del suo popolo, la sventurata sorte degli amanti, gli accenti dolorosi della passione, della gelosia e del rimorso nostalgico. Il fado descrive le circostanze della fortuna incostante, le ironie del destino, i dolori lancinanti dell’amore, le crisi dell’assenza e dell’allontanamento, i profondi singhiozzi della disperazione, la tristezza dolente della saudade, i capricci del cuore. La malinconia è lo sfondo del fado come l’ombra è lo sfondo del cielo stellato.”
Fado
Torna a trovarmi
ombra amata
delizia dell’anima
soave memoria.
Torna a questo cuore
che ha tanto sofferto
ti ha amato
t’ha chiamata,
ombra che scompari
e abiti le colline
più lontane perdute
all’orizzonte.
Mia ombra
mia vita,
tremo se non ti vedo
e le mani son fredde,
un brivido di tristezza mi scioglie
se non ritorni
qui da me,
ora.
Quanto mi farai aspettare ancora?
Quanto dovrò piangere?
Quanta aridità e solitudine sarò costretto
a sopportare, prima che i tuoi
passi si avvicinino?
Se manchi
le cose le tocco, ma non vibrano,
dico frasi
senza dire nulla,
un tetro umore
s’abbatte su
di me.
Cerco allora d’abbracciarmi
alla ragione,
al così va tutto
al medio
della vita,
ma un cupo
terrore mi prende,
mi riassale
e sciupo le anime
che colgo.
Come un bimbo
t’aspetto
ombra di vita,
amore che ricrei
la viola del mattino,
che fai il rosso dei tramonti,
sei la luce di Venere.
Amata ombra.
[Nicola Campagnoli, edizione Itaca 2020]
#11_2/05/2020
Mariangela Gualtieri: Monologo del Non so
In questo tempo di attesa, incerto e mancante,
parole risuonano in tutta la loro pregnante corrispondenza umana.
Barbara Mancia, AMAT
Mariangela Gualtieri – Monologo del Non so
#10_28/04/20
Progetto Ric.Ci: Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ’80-‘90
Per ogni persona la parola bellezza ha un significato diverso e il concetto “ideale” che la estrinseca è lontanissimo dalla nostra civiltà (anche se “nessuno al mondo può trovare un giusto paragone di bellezza dopo aver visto un tempio greco” diceva Gillo Dorfles…). Ritengo i due trailer di Tango Glaciale reloaded di Mario Martone e Erodiade – Fame di vento di Julie Ann Anzilotti/Alighiero Boetti empatici, nonostante siano in video, capaci di arrivare da cuore a cuore. Il primo per la sua adrenalinica veemenza; il secondo per la sua spirituale armonia.
Marinella Guatterini, ideatrice e direttrice artistica del Progetto Ric.Ci
Spettacolo adrenalinico e vitale, Tango Glaciale reloaded di Mario Martone, nona tappa 2018 del Progetto esemplifica la novità di un teatro di ricerca incamminatosi verso la scoperta dell’immagine e della fisicità corporea. Nato nel 1982 dall’estro del ventiduenne Martone con Falso Movimento, il suo gruppo di allora, Tango glaciale è stato reloaded, ossia “ricaricato”, in un tempo volutamente compresso, per tre giovani interpreti, mantenendo intatta la sua rivoluzionaria originalità postmoderna.
Nata nel 1993 dalla stretta collaborazione tra una coreografa già attiva all’inizio degli anni ’80, Julie Ann Anzilotti, e un artista visivo di fama internazionale, Alighiero Boetti, la pièce Erodiade – Fame di vento è scaturita dalla comune fascinazione per Hérodiade, poema incompiuto di Stéphane Mallarmé. Ottava ricostruzione 2017 per RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ’80 e ’90, è una coreografia definibile à grand spectacle: la ricchezza di scene, costumi, musiche ne fa rifulgere l’originalità.
#9_28/04/20
Gianni Rodari: La Fantastica
Gianni Rodari sapeva trovare il nuovo, l’inedito, le opportunità di creazione in ogni Luogo, sapendo declinare ogni possibilità del bello, anche quando è mostruoso, anche quando farebbe paura. In giorni che potrebbero farsi tanto ripetitivi e monotoni, in cui potremmo cadere nella tentazione dell’incertezza per cedere il passo ai timori ed alle paure, ispirarci alla sua Fantastica potrebbe farci immaginare nuove meravigliose possibilità creative, propositive e positive. Buon ascolto!
Sara Zarrinchang
#8_25/04/20
Stefano Massini: I pugni di Marcello e la retorica del 25 Aprile
La memoria non è nostalgia né retorica del ricordo. È, invece, “la risposta alla domanda sul perché siamo qui e perché siamo così”. Buon 25 Aprile!
Luca Celidoni, AMAT
#7_25/04/20
La Crus: Stringimi ancora
…Tutto il cielo è in tempesta ma non qui accanto a te
In questo solco di quiete che hai scavato per me
Fra le tue braccia non tremo più
Ogni dubbio si scioglie e va via
Stringimi ancora piccola stella mia…
Dedicata a tutte le persone che anche in questi giorni sospesi, di attese e paure, fra improvvisi scoramenti e squarci di commovente bellezza, hanno trovato nella musica un luogo amico dove provare a curare le proprie ferite e custodire, in una sorta d’inventario del cuore, le cose più care.
A Mirco e a tutti gli amici artisti che con il loro lavoro, il loro esserci in parole, corpi e voci, ci fanno compagnia nel nostro faticoso e affascinante andare avanti.
Al loro abbraccio che consola e meraviglia.
A tutti noi che di quell’abbraccio abbiamo ora, come non mai, un insopprimibile bisogno.
Roberto Cantarini, AMAT
PS: agli amici Joe e Cesare che in un caldo agosto del 1998 hanno voluto condividere con noi la creazione di questa canzone registrando la parte orchestrale del disco Dietro la curva del cuore al Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche.
#6_21/04/20
Steve McCurry: Tribute to Italy
Nelle fotografie di Steve McCurry c’è tutta la bellezza del nostro Paese.
Emanuela Bini
#5_21/04/20
Hillel Kogan: We love Arabs
We Love Arabs diviene metafora della convivenza necessaria ma tuttora impossibile tra due popoli. È una storia, è “la” storia contemporanea raccontata senza filtri, senza timore e senza pregiudizi. Un’esperienza unica in cui i due corpi hanno restituito al pubblico una riflessione sull’uomo capace di superare, grazie a un’arte così potente come la danza, l’intolleranza e le convenzioni sociali. In scena c’è qualcosa che ci appartiene, c’è un linguaggio che riconosciamo ma che non riusciamo a esprimere in altro modo. Uno spettacolo come mi ha toccato profondamente. Irrisolto e imperfetto: come la realtà che racconta.
Marika Cacciani
#4_18/04/20
ABM
ABM ovvero il Maestro Arturo Benedetti Michelangeli è stato uno dei maggiori, se non il più grande, pianista concertista della storia del ‘900. Incredibili per perfezione esecutiva e irraggiungibili le sue performance di Chopin, Beethoven, Debussy, Ravel e pochi altri, si perché ABM era solito studiare in maniera maniacale le composizioni che, per più di 50 anni, ha eseguito in tutti i più importanti teatri del mondo. Carattere schivo e poco incline alle celebrazioni, era capace di non prendere nemmeno gli applausi dopo una sua performance, perché quegli applausi pensava fossero per gli autori dei brani da lui interpretati e non diretti a se stesso. Ecco in questo periodo, questo personaggio così enigmatico, così dedito all’arte: un artigiano di Dio, toccato da una spiritualità a tratti sacerdotale, mi è diventato familiare, e penso che dentro la sua caparbietà, la sua ostinatezza al bello, alla grazia, ci sia l’augurio che tutti noi si possa raggiungere una maggiore consapevolezza e fondamentale importanza del nostro lavoro, per una comunità, il nostro paese che più che mai, per rialzarsi, ha bisogno di una maggiore perfezione creativa e esecutiva. Buono studio a tutti.
Filippo Paolasini
#3_18/04/20
Mats Esk/Laguna, Baryshnikov: Place
Mats Ek è straordinariamente capace di essere poetico attraverso il quotidiano, l’essenziale, il semplice; Ana Laguna e Mikhail Baryshnikov sono due leggende che, con la straordinaria dote dei grandi danzatori di far sembrare tutto semplice e naturale, sanno mettere in comune due background estremamente diversi per creare una combinazione incredibilmente potente.
Un tavolo. Un tappeto. Oggetti che delineano lo spazio del quotidiano. Uno spazio definito in un tempo sospeso – scenario oggi più che mai a noi familiare -, uno squarcio di intimità domestica capace, soprattutto ora, di evocare potenti connessioni tra l’arte divinatoria della danza e noi stessi. Due corpi non più giovani si muovono tra il “qui ed ora” ed un “altrove” dato dal passato, da un legame antico tangibile nel presente. Due corpi eleganti, ironici, poetici, quotidiani e sensuali che creano dinamiche di relazione attraverso momenti di straordinaria complicità e di assoluta solitudine. Corpi che ridono, sudano, sentono, lasciando tracce di sé in questo spazio (o place), testimone unico del loro passaggio.
Francesca Maria Berardi
#2_15/04/20
Nan Goldin: Alf/Fritz/Volcano (1998)
«Il 18 agosto 1993 ho trascorso la giornata al capezzale del mio migliore amico Alf Bold, ascoltando il suo respiro nell’agonia. Ho lasciato brevemente l’ospedale per incontrare il figlio neonato del mio amico Hans Werner, Fritz. Un’ora dopo, quando sono tornata, Alf era morto». Così la fotografa americana Nan Goldin racconta la genesi di quest’opera, un trittico dedicato al mistero della vita (morte e nascita, messe in corto circuito dalla struggente bellezza di un’alba a Stromboli) che mi emoziona profondamente da quando l’ho scoperta.
Gilberto Santini, Direttore AMAT
da sinistra: ©Nan Goldin Alf Bold Dead (1993); Fritz Five Days Old (1993); Stromboli at Dawn (1998)
#1_15/04/20
Gracias a La Vida
In momenti come questo la vita è più che mai un valore e ne riscopriamo il senso e persino la bellezza assoluta. Tre donne straordinarie che l’hanno cantata sono la prima scelta per avviare questo viaggio nella memoria del bello. Grazie alla vita sempre!
Gino Troli, Presidente AMAT