tratto dall’opera di Stefania Riva
con Stefania Riva voce fuori scena, immagini
Alessandra Bottai violino
Elisabetta Rossi arpa
Tracce visionarie, metaforiche, esistenziali del discorso poetico, che si dispiega attraverso l’uso di kenningar, dai richiami onirici e sognanti, tendendo corde finissime di senso e significato.
La parola che si rende testimone del fluire del tempo, delle connessioni atemporali, del necessario recupero della memoria individuale e collettiva, (ancestrale, viscerale, archetipica) resa sempre più condivisa e circolante, sempre più fruibile, malgrado l’ascesa verso zone ostili e non di facile e immediata comprensione.
E narra dei vuoti, delle assenze, delle intrise solitudini dei tanti e degli uni, vibrando delle sfumate percezioni dell’essere e dell’infinito, aprendosi a quella visione lirica delle cose, anche inanimate e semplici, esposte o secretate, che l’animo dimentica nell’alienazione del quotidiano.
Monologo interiore – frammenti e voce – quello rivelato dalla poesia, che si ripromette un gesto rivoluzionario e coraggioso: “attraversare il buio cantando”; esprimere l’urgenza di una verità umana.
Lo spettacolo vive dell’incontro tra linguaggi artistici diversi e confinanti, immerso nelle sonorità prodotte dagli strumenti dell’arpa classica e del violino, in una trama visiva e sonora emozionante.
GRADARA_TEATRO COMUNALE 21 marzo 2020
Biglietti da 10 a 15 euro