[durata 70 minuti]
di Olivia Laing
traduzione Francesca Mastruzzo
riduzione e drammaturgia Fabrizio Sinisi
un progetto di lacasadargilla
ideazione Alessandro Ferroni, Maddalena Parise / lacasadargilla
regia Alessandro Ferroni e Lisa Ferlazzo Natoli
con Lisa Ferlazzo Natoli
voci registrate Emiliano Masala, Tania Garribba
ambienti visivi e spazio scenico Maddalena Parise
paesaggi sonori Alessandro Ferroni
disegno luci Omar Scala in collaborazione con Luigi Biondi
costumi Anna Missaglia
sound design Pasquale Citera
aiuto regia Matteo Finamore
coordinamento artistico Alice Palazzi
collaborazione al progetto Emiliano Masala
produzione lacasadargilla, Angelo Mai, Bluemotion, Teatro Vascello La Fabbrica dell’Attore
in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in network con Margine Operativo /Attraversamenti Multipli
“Immaginate di stare alla finestra, di notte, al sesto o al settimo o al quarantatreesimo piano di un edificio. La città si rivela come un insieme di celle, centinaia di migliaia di finestre”. Olivia Laing ragiona e cammina per le strade di New York disegnando una cartografia privata lungo l’abisso dell’isolamento. New York diventa tutte le città che abbiamo attraversato e racconta una solitudine che può essere solo urbana, una passeggiata in sette capitoli per sette inquilini speciali: sei artisti e un intruso, Josh Harris fondatore della prima società di ricerche di mercato su Internet. Inquilini che popolano la città sola di Olivia Laing, una vera e propria “città a sé stante” che scopriamo essere, in fondo, un posto molto affollato.
Città sola come materia viva è il libro passato di mano in mano durante gli anni di scrittura de Il Ministero della Solitudine – creazione originale de lacasadargilla e Fabrizio Sinisi –, diventandone quasi uno spin-off e allo stesso tempo un organismo completamente autonomo. Perché Città sola ha saputo rintracciare tra le pieghe della solitudine quel legame personale e politico tra artista e opera che per condizione o per scelta, come un doppio laccio, non lascia scampo né sopporta compromessi – “io mi espongo nei miei quadri” dice Hopper.
Gli artisti di Città sola abitano questa solitudine urbana in una radicale coincidenza con la propria opera e Olivia Laing, portatrice sana delle loro storie, li dispone uno ad uno: alcuni noti come Hopper e Warhol, altri quasi sconosciuti come Nomi, Darger, Wojnarowicz, Leonard. Laing attraversa i quadri-acquario di Edward Hopper, interni di vetri solidi e trasparenti con corpi esposti che sembrano solo voler essere “visti, compresi e accettati”; i registratori e le telecamere di Andy Warhol che si traveste per aggirare gli abissi di incomunicabilità e riuscire a incapsulare il tempo; la grazia politica di David Wojnarowicz nella New York degli anni ottanta, gli scritti formidabili, le fotografie scattate lungo i moli di Chelsea grazie alla maschera di Arthur Rimbaud; le 15.145 pagine di memoir, i collage e le sinfonie di colori di Henry Darger, artista poverissimo, “inventore di mondi”; la figura aliena, la voce quasi disumana di Klaus Nomi “controtenore dell’electro-pop” nella New York dell’Aids; “le passeggiate nei viali luminosi di Internet” accanto a Josh Harris imprenditore che per primo, all’alba del nuovo millennio, ha visto la forza motrice del mondo digitale tra le trame delle nostre solitudini. Un’analisi politica e affettiva scorre lungo le strade di Città sola e segna anche il capitolo finale del libro dedicato all’opera di rammendo di Zoe Leonard: 302 frutti essiccati, ricomposti e ricuciti con filo, cerniere e bottoni. Zoe Leonard e Billy Holiday una accanto all’altra in un vero e proprio atto di riparazione, per tutti gli amici persi, per comprendere il perturbante lavorio del tempo nelle nostre vite. Perché se l’arte “non può riportare in vita i morti, né sanare le liti tra amici, o fermare il cambiamento climatico, ha funzioni tutte sue: può creare intimità, curare le ferite, o dimostrare che non tutte le ferite hanno bisogno di essere curate”.
È proprio per tutto questo rovistare tra solitudini, individuali e collettive che Città sola ci somiglia così tanto. Nell’impressione che si ha di un camminare notturno tra le strade di ogni città possibile. Dentro una collettività perduta che riconosce l’arte anche come rammendo delle anime, Laing tocca lo scandalo della solitudine e allo stesso tempo quella vertigine che l’essere soli produce in un corpo compromesso e non più disposto a guardare altrove. In Città sola è come se passeggiassimo meditando tra le vite – private, artistiche e politiche – in un movimento d’investigazione tra epoche, antropologie, biografie e nodi lancinanti del nostro presente.
ASCOLI PICENO_TEATRO DEI FILARMONICI 13 ottobre 2023 ore 22
Biglietti a 8 euro in vendita QUI
ABBONAMENTO INTERO FESTIVAL [9 spettacoli] a 50 euro.
BIGLIETTERIA DEL TEATRO PIAZZA DEL POPOLO 0736 298770
dal lunedì al sabato dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 16.30 alle ore 19.30
BIGLIETTERIA PRESSO I LUOGHI DI SPETTACOLO
aperta mezz’ora prima dell’inizio
INFO AMAT 071 2072439
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